In un momento già difficile, inasprito dall’emergenza sanitaria, economica e sociale, le nostre città stanno vedendo sempre più abbandonate a sé stesse le fasce più fragili della popolazione.
L’assegnazione delle risorse economiche dei Comuni deve rispondere ai bisogni reali della cittadinanza e questo si potrà realizzare solo attraverso un cambio di paradigma, passando da una politica assistenzialistica ad una politica basata sul prevenzione e progettualità.
Si deve superare la logica dell’emergenza perenne, che giustifica sempre la mancanza di previsione, prospettiva e programmazione, in favore della costruzione di un sistema di opportunità.
Vogliamo costruire di una rete sinergica capace di superare l’approccio emergenziale e assistenziale a favore di una logica sistemica, generativa, comunitaria e partecipativa, basata su politiche integrate tra servizi, istituzioni, cittadinanza e territori.
Bisogna ridare priorità al welfare nell’agenda politica: sui servizi sociali non si possono più accettare tagli di bilancio, ma bisogna incrementare gli investimenti e costruire una progettazione sul lungo periodo che vada davvero a ricostruire un tessuto sociale ad oggi terribilmente frammentato.
Per anticipare le problematiche sociali emergenti e fornire risposte efficaci e celeri, è necessario un lavoro di raccolta dati sul territorio e di relative analisi ed elaborazione.
Occorre investire sui progetti educativi, per poter lavorare seriamente per una reale comunità educante dove allo studio delle problematiche e al proporre soluzioni partecipino tutte le realtà: enti locali, associazioni, terzo settore e scuola.
La sicurezza si costruisce soprattutto così: con l’analisi dei bisogni, con la progettualità e con la prevenzione. Tutte cose che necessitano di personale con competenze specifiche, per questo vanno assunti/e assistenti sociali, educatori/trici, psicologi/ghe, pedagogisti/e.
Tutte le persone minori devono avere le stesse identiche opportunità, a prescindere dal quartiere e dal contesto sociale di provenienza.
Bisogna riattivare lo sportello di segretariato sociale, uno spazio di ascolto, informazione e orientamento per la cittadinanza.
Si deve dotare ogni Municipio di un punto di raccolta, analisi ed elaborazione dati per intercettare vecchi e nuovi bisogni, progettare piani di intervento ad hoc e attivare un percorso di valutazione degli interventi svolti e in corso di svolgimento: bisogna avere consapevolezza rispetto alla sostenibilità (efficacia) degli interventi in funzione dei fondi investiti (efficienza).
Bisogna necessariamente aumentare il numero di asili nido comunali per poter rispondere alle esigenze di tutti e tutte, e offrire un supporto alla genitorialità.
Bisogna introdurre nella scuola l’educatore/trice scolastico/a, una figura interna alla scuola per tutte e tutti, di raccordo tra studenti, studentesse, scuola, genitori, servizio sociale, ASL.
Bisogna produrre una mappatura degli spazi pubblici disponibili per concessioni in supporto alle attività del Terzo Settore che mirano alla creazione di lavoro ed economia in aree fragili della città e in supporto alle associazioni e ai collettivi presenti sul territorio.
Serve urgentemente un adeguamento degli organici attuali rispetto al numero di assistenti sociali e un decentramento degli spazi per i colloqui degli/delle assistenti sociali (data l’ampia disponibilità degli immobili comunali e municipali) per facilitare un primo accesso.
Bisogna abbattere la presenza di barriere architettoniche: solamente 1 scuola su 3 risulta accessibile per gli studenti e le studentesse con disabilità motorie sono appena il 2% le scuole che dispongono di tutti gli ausili senso-percettivi destinati a favorire l’orientamento di alunni e alunne con disabilità sensoriali.
Bisogna rafforzare i servizi di assistenza domiciliare, realizzare piani di co-housing e attivare azioni di prevenzione dell’isolamento delle persone anziane coinvolgedole nell’ambito di progetti associativi e volontaristici al fine di restituire alla persona anziana un ruolo più attivo e protagonista all’interno del suo contesto territoriale e culturale.
Riorganizzare tutto il sistema dei servizi sociali, creando un solido collegamento tra scuola, territorio, enti locali, associazionismo e famiglie porterà alla nascita di una comunità educante.