Manifesto per i Diritti
Per “Diritti” intendiamo l’insieme delle politiche sociali e dei bisogni della persona
a tuttotondo.
La Regione in quest’ambito ha competenze trasversali a vari assessorati e può agire perlopiù con azioni “di indirizzo”
: concretamente il governo regionale può in alcuni casi favorire le politiche per la persona con leggi specifiche (dall’edilizia popolare ai corsi di formazione), in altri spendendo la propria influenza politica come interlocutore
di primo piano.
La Liguria è una Regione pratica e orgogliosa, l’unica che abbia vissuto la liberazione grazie alla resistenza
partigiana: è l’identità stessa del nostro territorio che invita le persone a essere accolte
nel rispetto dei propri diritti.
L’ultimo governo regionale di centrodestra ha portato tuttavia la nostra Regione a diventare un palcoscenico di discriminazioni sociali
, in cui i diritti alla sicurezza, alla legalità, alla casa, all’assistenza, alle famiglie e all’istruzione hanno subito violenti attacchi.
A oggi, la presenza e la relativa infiltrazione di associazioni di stampo mafioso
è sempre più forte e diffusa: l’attuale giunta ha pensato bene di rispondere a questo problema con una sorprendente riduzione del finanziamento
alla legge regionale antimafia (legge 7/2012).
Continua ad aumentare l’indice di criminalità, soprattutto nei reati di estorsione e riciclaggio.
Senza contare che i porti della Liguria si trovano ufficialmente sulla vetta del podio europeo per spaccio e distribuzione di sostanze stupefacenti.
Sul piano dell’
accoglienza è chiaro che la giunta voglia impedire a tutti i costi l’integrazione delle persone in difficoltà, favorendo così i processi di abbandono e di intervento delle mafie: Ventimiglia soffre da troppo tempo e la nostra Regione ha uno dei più alti tassi di commissariamento delle organizzazioni che gestiscono l’accoglienza.
Come nella sanità, vediamo avanzare un’incalzante ma silenziosa
privatizzazione dei servizi d’assistenza per gli anziani, per le famiglie e per i disabili. Qui il tanto sbandierato abbattimento dei costi (che i cittadini raramente avvertono) si è tradotto in un abbattimento della qualità dei servizi d’assistenza.
Anche la
scuola scivola in questo vortice delle privatizzazioni: mentre aumenta l’abbandono scolastico nel nostro territorio, la risposta della Regione è il potenziamento degli istituti superiori di formazione: parliamo di enti professionalizzanti rigorosamente privati che hanno una bassissima richiesta didattica; si distinguono per essere privi di numerosi strumenti educativi (come le/gli insegnanti di sostegno), all’insegna di un
risparmio cieco e lesivo del bene pubblico.
In questo panorama, resta inoltre ancora assente un piano regolatore regionale che agevoli enti e cittadinanza nella
difesa del diritto alla casa, tema che vede coinvolta la Regione oggi solo da spettatrice e non da protagonista come potrebbe.
A Linea Condivisa questa idea di Regione fa schifo
.
Proponiamo un maggiore stanziamento di fondi e la creazione di una rete di risorse del territorio per contrastare le mafie e la criminalità
che avvelenano il nostro territorio.
È necessaria la creazione di un ente regionale che monitori e regoli la gestione dell’accoglienza
sul territorio, dialogando con gli enti locali, guidandoli e sostenendo così una politica d’integrazione che rispetti migranti e cittadine/i.
Bisogna saper mettere la persona al centro, garantendone equamente i diritti fondamentali come la
casa e l’assistenza
.
Serve una politica che sostenga i diritti delle donne, affinché la retorica macista che affligge ogni ambito della nostra società venga soppiantata da
idee, azioni
e linguaggi inclusivi e di reale parità; in quest’ottica, è essenziale valorizzare il lavoro dei centri antiviolenza, dei consultori e di tutte le organizzazioni affini che operano sul territorio.
Linea Condivisa ha presentato un disegno di legge per l’istituzione del
Garante dei Detenuti e in questi mesi sta lottando per portare a casa questo risultato e consentire così la nascita anche in Liguria (unica regione in Italia che ne è ancora priva) di questo strumento per la salvaguardia e il rispetto dei diritti umani delle persone detenute o private in altro modo della libertà.
Anche se la Regione può agire limitatamente sul piano legislativo per garantire i
diritti delle persone LGBT+, è ora di far valere il peso della politica in termini di scelte anche simboliche (come evitare di inviare il gonfalone della Liguria al “Family Day” o ad eventi simili), affinché queste persone si sentano
parte attiva ed essenziale della società, invece che renderle vittime dell’ignoranza e della paura di chi si sente “normale”. In questo senso, è importante garantire i diritti delle
famiglie omogenitoriali e incentivare le azioni dei gruppi e delle associazioni che fanno attivismo sul territorio.
La Regione deve sostenere e investire su un’
educazione e una formazione
pubbliche: di qualità, d’innovazione didattica e tecnologica, che puntino a creare nuove generazioni capaci di spendersi realmente nei mondi professionali di oggi e di domani.